giovedì 29 dicembre 2011

Fabio Cannavaro: "Io scommettitore? Ma se neanche gioco al gratta e vinci..."


Fabio Cannavaro, attualemente dirigente dell'Al Ahli di Dubai, 136 presenze in Nazionale di cui ben 79 con la fascia da capitano, risponde da Madrid, dove è serenamente in vacanza con la sua famiglia, per nulla turbato dalle voci che rimbalzano dall'Italia: "Questa storia è una barzelletta anche se c'è poco da ridere. Comunque io non scommetto e non gioco mai. Io non compro neanche i biglietti dei gratta e vinci. E con questo non ho altro da aggiungere". Garbato ma deciso, il 37enne napoletano sceglie così, in questa maniera lapidaria, di chiudere l'argomento. Ma a ulteriore domanda risponde e ribadisce: "Non so nulla di questa storia e di queste persone. Ma proprio nulla". Dopo aver trascorso qualche giorno a Napoli e aver preso parte alle iniziative sociali messe in campo dalla Fondazione che porta il suo nome e quello di Ciro Ferrara, Cannavaro senior ha optato per il Capodanno nella capitale spagnola, dove ha giocato per tre anni nelle fila del Real, fino al 2009. È a Madrid in compagnia della moglie Daniela, dei figli e di qualche amico. La notizia lo ha raggiunto nella tarda serata di mercoledì, dopo che era stata battuta dalle agenzie. Dicono che quando gli hanno letto la frase di Nicola Santoni, ufficialmente ex preparatore dei portieri del Ravenna ma soprattutto amico fraterno di Cristiano Doni che, in una intercettazione ambientale, lo avrebbe tirato in ballo definendolo "malato" di scommesse (con Buffon e Gattuso), Fabio si sia fatto una risata. Ieri mattina, una dopo l'altra, sono arrivate le precisazione e le prese di distanza. A cominciare dallo stesso avvocato difensore di Santoni: "Tengo a precisare che Nicola Santoni non ha mai conosciuto i predetti calciatori nè con gli stessi ha mai avuto alcun rapporto, nemmeno indirettamente", ha spiegato in una nota Lorenzo Tomassini. Lo storico procuratore del napoletano, Enrico Fedele va giù duro: "Non c'è niente di vero, adesso qualunque mitomane può sparare nomi a casaccio e sollevare un polverone? Sono cose che non voglio neppure commentare, altrimenti il rischio è dare a queste parole un'importanza che non devono avere".

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