martedì 20 marzo 2012

Botta a Udine per Cavani, in forse per la sfida di domani. Ecco le cure per il recupero


UN ATTACCANTE «lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia », così cantava Francesco De Gregori. Ma se nel 1982 ci fosse stato Cavani avrebbe apportato sicuramente qualche modifica al testo del suo capolavoro aggiungendo magari pure la trance agonistica del bomber di razza che non ha paura di sbagliare un calcio di rigore – è il terzo - perché poi ha la forza di rialzarsi. La partita del Matador è un concentrato di emozioni. La frustrazione dagli undici metri, la rabbia che quasi s’impossessa del suo volto trasformandolo in una maschera e l’incontenibile gioia. Quattro minuti appena per dare un calcio alle critiche e regalarsi una doppietta d’autore contro l’Udinese. Il repertorio è inedito in occasione della punizione. La parabola perfetta – con la complicità di Inler che “sposta” la barriera – riaccende le speranze che diventano realtà con un diagonale di sinistro di rara potenza, quasi il sintomo dello stato d’animo del 25enne giocatore di Salto che si scioglie in un urlo liberatorio che scaccia delusioni (Stamford Bridge) e cattivi pensieri dopo i primi sessanta minuti del Friuli. Il Napoli allontana il fantasma del Chelsea, reagisce e torna in corsa per il terzo posto. Il pari ha una valenza psicologica e consente al gruppo di voltare pagina. La copertina, naturalmente, è di Cavani che sublima così tutta l’essenza del calcio. La delusione e la felicità si miscelano in un quarto d’ora. La sintesi lo proietta lassù, nel gotha dei grandi campioni con la maglia azzurra. I numeri non mentono mai: 18 centri in campionato – senza i tre penalty sbagliati, sarebbe capocannoniere – per un totale di 59 prodezze nel Napoli. È già nono nella classifica all time e la sua seconda stagione non è ancora terminata. Vinicio e Savoldi lo precedono a quota 70, ma se il ritmo è questo, il sorpasso è garantito. Cavani, del resto, è più forte pure del dolore. Coda non ha alcun riguardo e lo falcia al 26’ del primo tempo. Va dritto sulla caviglia. La smorfia del Matador è eloquente: il dolore comincia a farsi insostenibile tanto che per un attimo pensa addirittura alla sostituzione. Vargas si riscalda, poi scatta quella molla che differenzia un fuoriclasse da un giocatore assolutamente normale. Stringe i denti e aspetta l’intervallo. Il quarto d’ora di stop è quasi miracoloso. Cavani si affida alle cure dei massaggiatori: terapie e piede nel ghiaccio per evitare il peggio. Mentre De Laurentiis si precipita negli spogliatoi per consegnare un messaggio intriso di speranza, il Matador si rimette in sesto e strozza in gola la gioia del

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