Tre fotogrammi e una specialità della casa: Edi si riprende lo scettro di capocannoniere
GLI occhi sprizzano concentrazione. Dal volto non traspare alcun tipo di emozione. Freddo, glaciale e imperturbabile. Basta guardarlo per accorgersene. Dias, Ciani e Marchetti incrociano il suo sguardo e cominciano a preoccuparsi. Il presentimento è giusto. Edinson Cavani si riprende lo scettro di Re Mida che aveva smarrito a Catania e torna sovrano assoluto al San Paolo. La (sua) legge è uguale per tutti: gli avversari vanno mortificati – calcisticamente parlando – con il marchio di fabbrica preferito dall’uruguaiano, i gol a raffica. L’eccezione del Massimino torna la regola a Fuorigrotta e la Lazio affonda sotto i colpi rabbiosi del Matador che aggiorna in poco più di un’ora la carta d’identità del bomber di razza: 72 perle in 101 gare e settimo posto nella classifica all time dei cannonieri azzurri. La tripletta è la specialità preferita contro la Lazio (è la seconda) e vale il sorpasso a due pezzi di storia come Vinicio e Canè. Cavani li supera in pompa magna e ha già messo nel mirino Savoldi, sesto a quota 77. Il ritmo è impressionante: una rete ogni tre partite (media 0,71). Se la rabbia è la stessa che ha annichilito la truppa di Petkovic, ce ne vorrà poco. Primo fotogramma: passaggio corto di Hamsik sulla trequarti, Cavani calibra la forza e brucia Marchetti. Secondo fotogramma: lancio lungo di Cannavaro, diagonale potente da destra. Terzo fotogramma: Campagnaro alza la traiettoria, il Matador scatta sul filo del fuorigioco e aggira Marchetti. Il pubblico esplode perché Cavani è già capocannoniere ed semplicemente unico nel suo genere. Un attimo prima svetta sul calcio d’angolo per aiutare i compagni, quello dopo è l’incubo dei difensori della Lazio. Nel finale esagera addirittura quando decide di calciare il rigore guadagnato da Insigne. Stavolta spara in curva. Lui si dispera, i tifosi no. «Ho fatto bene a restare qui», dirà alla fine. Sono d’accordo tutti, stavolta.
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