martedì 10 gennaio 2012

CORRIERE - Vargas vuol far sognare Napoli: "Ma non chiamatemi Turboman, mi chiamo Edu"


Per favore, non chiamatelo "Turboman". Né in nessun altro modo. "Non mi va, non mi piace. Il mio nome è Eduardo, in Cile mi chiamano Edu e così vorrei essere chiamato pure qui". Bene. Mette subito in chiaro le cose, Edu Vargas, il ragazzo arrivato da Santiago, che Napoli ha accolto a braccia aperte.

E' un timido, Edu. Stavolta magari dà pure l'impressione di esserlo di più, ma è naturale. Troppe emozioni e troppe novità e soprattutto tutte assieme per lui che ha avuto appena il tempo d'imparare due parole d'italiano e nemmeno un attimo per guardarsi attorno. "Napoli? Per quel che ho visto è una città fantastica. Ciò che mi ha più colpito, però, è stata la passione della gente. Un calore che ti senti immediatamente addosso. Una sensazione che mi piace" , racconta, mentre lancia lo sguardo alla Napoli da cartolina che è al di là della vetrata dell'hotel sul lungomare.

PORTAFORTUNA DA TRASFERTA - "Sono stato a Palermo. Ringrazio Mazzarri per avermi voluto con la squadra. "Guarda la partita e tieni d'occhio i movimenti dell'attacco", mi ha detto. Così ho fatto. Il Napoli? Mi ha da dato un'ottima impressione", dice con quel suo tono sereno e forse anche un po' spaesato. Ma ha voglia di capire e d'inserirsi in fretta nella squadra, il giovanotto che ieri mattina ha incrociato per la prima volta il Pocho a Castelvolturno. Abbracci e baci: anche l'argentino gli ha dato il benvenuto. E un po' davvero ricorda Lavezzi, Edu Vargas. Il primo Lavezzi. Quello che quando arrivò pure era di poche parole, ma che poi ha saputo conquistare la città. Già, chissà se Vargas si "sveglierà" in fretta come ha fatto lui. Soprattutto, chissà se saprà essere determinante in campo come sa esserlo.

CONFRONTI - Ma niente paragoni, per favore. Neppure questi piacciono a Vargas, il quale ne sembra addirittura infastidito. Anche se gli dicono di Sanchez, il suo gemello in Nazionale. "Alexis è un amico, ma ora basta. Questo continuo mettermi a confronto con qualcuno non mi va. Siamo due calciatori diversi. Lui è Sanchez e io sono Vargas e ho un solo desiderio: scoprire subito i segreti del calcio italiano. Qui, infatti - racconta convinto - rispetto al Cile il gioco è più veloce e anche le marcature sono più aggressive".

OCCASIONI - Così è. Edu l'ha visto e capito subito dalla tribuna di Palermo. Dove probabilmente ha anche capito che dovrà darsi da fare per trovare spazio. Ma è pronto pure questo. "Vorrei essere protagonista a Napoli cosìcome lo sono stato in Cile" , dice. Perché questo è il suo mestiere, ovvio, ma forse anche per quel senso di riconoscenza che lui, ragazzo semplice appena arrivato, si porta ancora dentro. "C'erano anche altri club interessati a me, ma ho scelto il Napoli perché mi ha cercato e voluto con più convinzione. Perché - spiega - ha dimostrato d'aver fiducia in me. E di questa scelta sono assai felice. Napoli è sino ad oggi la tappa più importante della mia carriera. Voglio sfruttarla al meglio".

VOGLIA DI DEBUTTO - Anche per questo, forse, non vede l'ora di mostrarsi a Mazzarri e alla gente azzurra. "Le mie caratteristiche? Sono un attaccante di piede destro. Veloce. Rapido nel cambio di passo. Fisicamente sto bene. Il tempo di smaltire le fatiche del viaggio e saròpronto". In verità Vargas un obiettivo se l'è dato già. "Mi piacerebbe essere già in campo giovedì nel match di Coppa. Ma questo, ovviamente, lo deciderà Mazzarri e solo lui". Intanto, però, lui il messaggio all'allenatore l'ha spedito, mentre ha già fatto tesoro dei primi consigli della colonia sudamericana in maglia azzurra. "Mi hanno spiegato come funziona il lavoro in settimana, i metodi d'allenamento ai quali dovrò abituarmi. Soprattutto - confida - i miei nuovi compagni mi hanno consigliato di lavorare in tranquillità, di non sentire su di me il peso delle attese e di fare quel che mi riesce meglio. Che cosa? Ovviamente i gol".

CALCIO&MUSICA - Timido, sì, ma si scioglierà presto Edu Vargas, amante del calcio e della musica. "Mi piacciono gli Aventura - racconta - ma ora voglio conoscere anche la musica italiana e napoletana". Meglio così. Perché la musica degli Aventura pesca nella "bachata", che è musica di tristezza e d'amarezza. Qui, invece, caro Edu, è tempo di vittorie e d'allegria.

Fonte: Corriere dello Sport

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