IL MATTINO - Lavezzi scatta e segna, ma rischia la panchina
La ragion di stato, la ragion di tattica e la ragione del buon senso suggeriscono quello che Mazzarri non vorrebbe: di lasciare in panchina Ezequiel Lavezzicontro il Siena. Ieri pomeriggio, nella prova generale che precede la partenza per la Toscana, il Pocho è stato schierato tra le riserve nella partitella a tutto campo che doveva fornire al tecnico azzurro le ultime indicazioni prima della partenza per la Toscana. Sembra scontato che ancora una volta sia Dossena ad aver vinto il ballotaggio sulla fascia con Zuniga. E in difesa, nonostante le critiche, c'è ben poco da scegliere: Fideleff e Fernandez non danno le stesse garanzie di Campagnaro e Aronica. Non ci sarà turnover nella proverbiale linea a 3 davanti a De Sanctis: è vero che il Napoli è atteso da un mini-ciclo intenso e significativo, cinque gare nei prossimi 14 giorni e in mezzo la supersfida di Coppa Italia contro l'Inter, ma è anche vero che per abitudine Mazzarri comincia a tenere a riposo i suoi giocatori a partire dal terzo impegno ravvicinato. Quindi, non prima della partita col Genoa a Marassi, giornata inaugurale del girone di ritorno. Quella di Mazzarri è una vigilia di incertezze e terapie. Il tecnico tiene da giorni sotto osservazione il Pocho. Vuol capire a che punto è il suo recupero, tenendo ben a mente i rischi di una ricaduta. Giorni di riflessione: il Pocho ha giocato tutta la partitella in famiglia, ha segnato, fatto assist, preso in giro i compagni e spiegato a tutti che lui, in campo, vuole andarci. Nella gara di Siena, che agita più emozioni di quanto non dica la classifica, Lavezzi ha voglia di tornare a essere protagonista. L'argentino non vuole mancare, anche se sulla tenuta del suo fisico c'è più di qualche perplessità: provatissimo quest'anno, capace di risollevarsi dalla preparazione a singhiozzo (il rientro a metà agosto, l'infortunio, le ferie prolungate a Natale) ma non certo in grado di dargli certezze del pieno recupero. E se non è al top, il Pocho non gioca. La distrazione muscolare non va sottovalutata, anche perché se non curata a dovere il pericolo di una ricaduta è grave e serio. Senza dimenticare che, forse, Mazzarri punta ad avere Lavezzi al cento per cento da febbraio in poi, quando la Champions entra nel vivo con la doppia epica sfida con il Chelsea. Ieri a Castelvolturno gli occhi erano tutti puntati sui suoi allunghi e i suoi scatti. Il medico sociale De Nicola e il riabilitatore D'Onofrio recitano la parte dei due attori che lavorano dietro le quinte e intorno a cui ruota la decisione definitiva dell'allenatore del Napoli. Lavezzi comunque c'è. Il suo recupero è accompagnato dai sussurri sul suo stato di salute, purtroppo molto più precario di come invece ottimisticamente dipinto nei giorni scorsi. Mazzarri scioglierà la riserva in queste ore. Probabilmente, con la sua proverbiale schiettezza, svelerà tutto questa mattina, nel corso della tradizionale conferenza prima della gara di campionato. Ovvio che l'obiettivo sia quello di avere in campo il vero Lavezzi, al cento per cento, ma quando i campioni hanno le sue qualità, si potrebbe anche accettare di averli in campo al di sotto delle loro possibilità fisiche perché il numero 22 azzurro può dare un impulso fondamentale allo sviluppo dell'azione. E poi a non dar fretta più di tanto a Mazzarri ci sono le condizioni di Pandev. Goran il mago è tornato ai livelli laziali con Delio Rossi e del finale di stagione nerazzurro con Mourinho protagonista. Dunque, se è vero che pur di non sacrificare il macedone, il tecnico del Napoli pensava a una formula con il tridente e Hamsik sulla linea dei centrocampisti, è anche vero che le incertezze sul pieno recupero di Lavezzi lasciano Mazzarri libero di scelte con qualche paracadute: il Pocho potrebbe andare in panchina, pronto a subentrare a uno di quelli davanti alla prima difficoltà. I margini per recuperare la falsa partenza in campionato sono ormai ridottissimi. Ne consegue che le valutazioni di cui dovrà tenere conto l'allenatore sono solo atletiche, tecniche e tattiche. E non certo emozionali.
Fonte: Il Mattino
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