Marchegiani: "Hamsik è un talento, ma non un rigorista"
La solitudine del numero 1 è sempre: ma in quei momenti, in quel faccia a faccia a distanza, si moltiplica, si decuplica. La sfida fatale è dal dischetto, un istante di rara intensità emotiva ed agonistica, un giallo applicato al calcio.
Marchegiani, lei ci sapeva fare: cinque su cinque nel 2003-2004.
"Con il Chievo, non andai male. Non so se è un record, però è un particolare che ogni tanto torna a galla. E fa piacere sentirselo ricordare".
Ora si studia, ma anche lei...
"Ci si organizza la nostra vita. Si tengono a memoria le tendenze dei rigoristi, alla vigilia delle partite si ricordano come sono soliti battere, come hanno calciato l'ultima volta. Il video dà una mano, certo, perché puoi ripassare la lezione. Ci sono società che forniscono immagini".
E poi, se va male, nessun addebito.
"Questo è un vantaggio di carattere psicologico che può incidere. E' vero che tra il portiere ed il rigorista chi sta peggio, nella fase precedente alla battuta, è colui il quale va a calciare. Ma tra i pali non c'è un pezzo di ghiaccio, hanno emozioni anche gli estremi difensori. E in quel caso una energia positiva che sostiene. E poi non dimenticate l'atletismo, il fisico".
"Vuol dire che non ha molta sorte, perché stiamo abbracciando un periodo ampio, 5 anni; e poi, è strano che sbaglino calciatori come Hamsik e Cavani, peraltro cambiando esecuzione. Ma Hamsik per me è un grandissimo talento, non un perfetto rigorista"
Il prossimo portiere parte avvantaggiato?
"Mai un portiere può dirsi favorito, quando c'è un avversario sul dischetto. Però il prossimo rigorista avrà una preoccupazione in più".
Fonte: Corriere dello Sport
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