giovedì 19 gennaio 2012

Cuper shock, dalla camorra 200mila euro in cambio di 4 gare sicure

Sembra un film, ma è realtà. La scena è questa: un paio di affiliati della camorra si mettono nei calzini e nelle mutande 200mila euro, poi vanno in Spagna e incontrano Hector Cuper, l'ex allenatore di Inter e Parma. Per la Procura in una stanzetta avviene lo scambio: il tecnico incassa i soldi, gli uomini un foglietto. Sopra ci sarebbero i risultati finali di 4 partite: due del campionato spagnolo, due di quello argentino. Gare, ovviamente, da giocare. La preziosa informazione arriva in Campania dove il clan D'Alessandro la utilizza per scommesse che dovrebbero fruttare milioni di euro sul circuito straniero. Dovrebbero, perché qualcosa va storto: un match finisce in modo diverso. La nostra storia inizia da qui. La genesi I guai per il tecnico nascono da un'intercettazione di due presunti camorristi. Litigano, accusandosi reciprocamente di aver "barato" sulle dritte avute da Cuper. E allora uno di loro va fino a Santander e affronta l'allenatore. Lo insulta e lo minaccia. E registra ogni parola. In Italia lo attendono le forze dell'ordine. Tutto sequestrato. L'ascolto del file è micidiale. Questa volta sono i magistrati a partire per la Spagna. Il successivo interrogatorio è definito dagli inquirenti "penoso". Quello conosciuto come l'hombre vertical sbiascica giustificazioni, nega, mainchiodato dalle intercettazioni prova una improbabile retromarcia e ammette. "Sì, dei napoletani mi hanno portato dei soldi. Erano di mia suocera (vive in Argentina, ndi) e servivano a restaurare una casa...". Scusa che ha la stessa consistenza della farina. E infatti i magistrati lo incalzano, Cuper sfinito sospira: "Non so che dirvi...". Basta e avanza per formalizzare l'accusa probabile, compresa quella di riciclaggio. L'inchiesta Le mani del clan D'Alessandro di Castellammare di Stabia sul calcio straniero è uno dei filoni più interessanti dell'inchiesta napoletana che fa capo alla Direzione distrettuale antimafia (Dda) coordinata da Rosario Cantelmo con i sostituti Pierpaolo Filippelli e Claudio Siragusa. I magistrati da tempo hanno nel mirino i continui affari che la camorra effettua con le scommesse, riciclando vagonate di denaro incassate dal traffico di stupefacenti. Seguendo un'indagine di questo tenore si è arrivati a Cuper. E qui ritorniamo alla "martingala sicura " scommessa su 4 partite) fornita dal tecnico in cambio dei 200 mila euro e al viaggio in Spagna fatto dal presunto affiliato con un registratore che ha impresso le concitate fasi del faccia a faccia. Un lungo incontro condito da accuse: "Ti sei preso il denaro e ci hai dato una "sola" (fregatura, ndi). Che c.... hai fatto? Mi hai messo nei casini". Ed è vero. L'uomo, titolare di un'avviata genzia di scommesse, per trovare i soldi e poi ripagare le giocate andate a male è stato anche costretto a vendere tutto, agenzia compresa. Cuper ascolta e non reagisce. E' in chiara difficoltà, prova a interrompere l'uomo,maè subito minacciato. Per gli inquirenti è il caso d'interrogarlo e parte la rogatoria. In Spagna Arriviamo al momento clou. Siamo a fine novembre, gli increduli dirigenti del SantanSantander vedono arrivare gli uomini della Dda: "Dobbiamo sentire Cuper, ecco i documenti". Il tecnico parte male: prova a negare l'evidenza. "Non so di cosa parlate ". L'inquirente gli fa sentire una prima intercettazione e le domande diventano incalzanti. Si arriva alla consegna dei 200 mila euro. La prima risposta è un "non ricordo". La memoria torna dopo pochi minuti: i magistrati lo inchiodano con una telefonata: "Portatemeli, al resto ci penso io". Cuper prova l'ennesima difesa: "Sì, è vero i soldi mi sono arrivati. Li avevano dei napoletani nelle mutande e nei calzini. Maera denaro di mia suocera, mandati per dei lavori di ristrutturazione di una sua proprietà ". Ma perché non ha usato un bonifico, gli chiedono? Silenzio, o meglio: "Ha preferito mandarli attraverso degli amici...". Nelle mutande e nei calzini? Alle contestazioni il volto di Cuper è sempre più terreo. Altro giro, altra scusa. Domanda: come giustifica la sfuriata fatta dal presunto camorrista? Risposta: "Questo tizio mi accusava, ma non sapevo perché. Io pensavo alla gara che dovevamo giocare e lui continuava a parlare. Perché non l'ho cacciato? Non so che cosa dirvi...". Collaborazione in vista? Gli inquirenti non credono a una sola parola detta da Cuper. Sono convinti di avere in mano riscontri evidenti per provare il riciclaggio. E forse l'avvocato italiano di Cuper ha fatto capire la stessa cosa al suo assistito. C'è stata, infatti, nei giorni scorsi una richiesta arrivata alla Dda: il legale ha proposto un nuovo incontro, questa volta a Napoli e senza rogatorie. L'allenatore è disposto a collaborare? Staremo a vedere. Resta da capire la gestione del business internazionale ad opera dei D'Alessandro che si stanno espandendo specie in Romania e in Sudamerica, dove alcuni esponenti avrebbero già preso di mira i club che potrebbero interessare. Magari l'idea era utilizzare Cuper come "consulente". Certo, la carriera del tecnico è a rischio: in Spagna è andato via dal Santander poche ore dopo l'interrogatorio (ufficialmente si parla di dimissioni per scarsi risultati), da fine dicembre ha trovato squadra in Turchia (Orduspor). Vedremo come reagiranno i dirigenti quando sapranno questa storia. E soprattutto: che cosa penseranno i tifosi interisti ripensando al 5 maggio e sapendo che sulla panchina nerazzurra era seduto un uomo che per i magistrati napoletani ha preso 200 mila euro dalla camorra?

Fonte: Gazzetta dello SPort

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