Pandev show, ritorno al futuro. Kung Fu è rinato, si tratta con l'Inter per il riscatto
TRE indizi fanno una prova: Goran Pandev, 28 anni, è tornato un attaccante di assoluto affidamento, parente vicino del campione consacratosi all’Inter nella stagione d’oro del triplete. E dicevano che il macedone era un calciatore finito, un paio di mesi fa. Ma la cura Mazzarri ha fatto un nuovo miracolo, riportando ai massimi livelli un talento che s’era solo perso per strada, per mancanza di stimoli, problemi fisici e soprattutto per la ingrata sfiducia altrui, tra i fischi senza memoria di Milano. Poi è arrivato De Laurentiis e se l’è portato via in prestito: secco, senza nemmeno l’obbligo o il diritto di riscatto. Sembrava quasi un piacere all’amico Moratti, aiutato a disfarsi di un fantasma che era diventato ingombrante e costoso, nello spogliatoio della Pinetina. Contratto da 3.5 milioni a campionato fino al 2014: troppi, per un big caduto in disgrazia. Del vero Pandev si erano perse le tracce, nella scorsa stagione, al punto da giustificare la diffidenza con cui l’ha accolto anche il San Paolo, che s’aspettava dal mercato un bomber più affidabile, come vice Cavani. Mugugni a cui Mazzarri non ha neppure fatto caso. «Goran è sempre stato una certezza, altro che scommessa». E adesso, coi tre indizi in tasca, c’è pure la prova. L’attaccante macedone ha segnato in rapida successione con Genoa, Palermo e Cesena, mettendo la sua firma su due successi in campionato e sulla qualificazione per i quarti della Coppa Italia. Merito suo se si è sentita poco l’assenza dell’infortunato Lavezzi, che al Napoli era risultata fatale in circostanze analoghe del passato. I tenori in zona gol sono diventati ufficialmente quattro. In attesa di Vargas
Il turboman cileno ha appena cominciato la cura di Mazzarri e servirà un altro po’ di pazienza per portarne al massimo dei giri il motore. Vargas l’ha ammesso con onestà a una radio di Santiago. «La mia prima gara con il Napoli mi lascia una sensazione molto amara, perché non sono mai riuscito a entrare in partita e negli schemi della squadra. Ci vorrà del tempo, ma l’allenatore e i miei compagni mi hanno rasserenato... ». Proprio come era successo a Pandev, giunto dall’Inter in condizioni fisiche e mentali pessime. Ci sono voluti più tre mesi, per tirarlo su. Il primo vero segnale di vita è arrivato il 29 novembre, con l’inattesa doppietta segnata al San Paolo nella super sfida con la Juve, finita 3-3. Da allora, però, il crescendo del macedone è stato continuo. Fino alla esplosione delle ultime settimane, con le tre reti consecutive. «Sono il segno che sto bene, ora: sto dando un discreto contributo e soprattutto mi sto divertendo. Del resto, sono venuto in azzurro per questo: a dare una mano a un gruppo di per sé già molto forte, che gioca a memoria da un bel po’ e ha dei meccanismi oramai collaudati ». Pandev ci sta prendendo gusto e non vede l’ora di ripetersi con il Bologna in campionato, lunedì sera. Lavezzi ha ripreso anche a correre, ma adesso il Napoli può aspettarlo con calma, contando in attacco sul quarto tenore. Il rapporto tra la società azzurra e il più lungo. Bisogna muoversi, però: la valutazione dell’attaccante sale a ogni gol. E dicevano che era finito. Tenterà la scalata con i suoi mezzi pure Donadel: buon rientro col Cesena. Non verrà ceduto. giocatore macedone sta facendosi sempre più solido, al punto da spingere De Laurentiis ad accelerare la trattativa con l’Inter per il riscatto a titolo definitivo a stagione finita. Il nodo dell’ingaggio è superabile, spalmando l’ingaggio di Pandev con un contratto
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