Cavani: "Napoli per sempre, è casa mia. Vorrebbero giocare tutti in un club così"
Maradona è megl‘e Pelè: e ora che l’aritmetica ha offerto (statisticamente) un’altra opinione, el matador Cavani può andarsene in giro per il Mondo – senza aver l’intenzione di voler apparire sacrilego – con la sua aureola da cannoniere impenitente, quello 0,70 di media-gol che schiaccia persino Sua Maestà il calcio fermatosi a 0,44, e la felicità legittima di chi sa d’essere spinto in alto tra gli eletti, al fianco d’un Dio maggiore. «Io sono orgoglioso di ciò. Scelsi Napoli, due anni fa, perché avevo voglia di crescere e maturare in un ambiente stimolante: ho ricevuto tanta fiducia e ora devo ricambiare». Vedi Napoli e poi rinasci, in una prima giovinezza scanzonata e gaia, cinquantasei reti in appena ottanta partite, dieci doppiette e cinque triplette, un’eco sparsa sull’universo attraverso Espn durante «Hablemos de futbol», il megafono per godersi tutto Cavani dalla A alla Champions: «Sono in una città che mi ha accolto benissimo e che mi ha immediatamente amato. Io qui mi sono sentito subito come a casa mia. Chiunque vorrebbe giocare in un grande club e il Napoli per me è il mio grande club».
EDYGOL - Un anno e mezzo per incantare il san Paolo, per prendere a pallate il Vecchio Continente e costruire una giostra personale, attraverso la quale offrire gioia e regalarsi emozioni: il Cavani dall’agosto del 2010 al febbraio del 2012, quel famelico avvoltoio catapultato in una delle arene più entusiasmanti d’Europa, è un onnivoro che non fa distinzioni, maltratta la Juventus & il Milan, il Chelsea & il Manchester City, e però intanto continua ad dare un’occhiata all’ orizzonte, in cui c’è il profilo azzurro della propria serenità: «Sto attraversando un momento fantastico, indimenticabile, però devo mantenere la calma e continuare a lavorare con professionalità: io so di dover migliorare e voglio farlo. Lo posso fare in questa società e tra questa gente che mi hanno assicurato sempre la stessa armonia che ho trovato nella Seleccion».
POCHO DA PAZZI - La galleria d’una esistenza meravigliosa è in affreschi densi di sensibilità, in slanci d’affetto e di simpatia verso quei sei milioni di tifosi sparsi nel mondo ( «tifo bellissimo» ) e in attestati di stima indiscutibile nei confronti di partner calcistici divenuti amici, quasi modelli da emulare e comunque simboli di un gruppo che sa vivere in simbiosi: Napoli è Edinson Cavani, vero, ma Napoli è anche Ezequiel Lavezzi, la simpatica canaglia che arma el matador e lo delizia, fino a conquistarlo: «Perché Lavezzi è fortissimo e vuole sempre vincere. E’ un giocatore straordinario, che dà sempre il massimo. Attacca, attacca, attacca in continuazione e questo è importante. E poi formare con lui il tandem offensivo del Napoli mi rende fiero di me. Io so che l’ho sempre avuto al mio fianco, l’ho sentito vicino dai miei primi giorni».
IL MIO GRANDE CLUB - Cinquantasei diapositive di Cavani, appese lì, in rapidissima sequenza: si parte da Boras, in Svezia, si approda a Fuorigrotta, con il Chelsea, si divaga, si aspetta il marzo pazzo in cui c’è tutto, la Champions, la corsa al terzo posto, la semifinale di coppa Italia, racchiuso in quel senso d’appartenenza che pare una dichiarazione d’amore. «Qualsiasi calciatore vorrebbe far parte di un progetto importante e lottare ogni anno per obiettivi ambiziosi, prestigiosi. Il salto di qualità? Io vivo tranquillo e sudo la maglia ogni volta, così come faccio con quella della mia Nazionale. E il Napoli per me è un grande club». Oh mamma, mamma, mamma…
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